Cronaca

Aziende di trasporti truffate in tutta Italia, in 38 finiscono a processo

L'ultimo stralcio della maxi indagine "Big Boat", concentrata su un sistema dedito alle truffe, al falso, la ricettazione e l'appropriazione indebita

Foto d'archivio

Merce trafugata da aziende, altri 38 indagati nell'inchiesta "Big Boat" finiscono a processo. Il lavoro investigativo si concentrò su un sistema dedito alle truffe, al falso, la ricettazione e l'appropriazione indebita. 

L'indagine

La maxi inchiesta della polizia giudiziaria documentò l’esistenza di un’articolata associazione criminosa, acclarando il modus operandi dei sodali, i quali, in nome e per conto di una ditta di autotrasporti con sede legale fittizia a Milano, ottenevano da diverse società di autotrasporti del nord Italia l’affidamento di carichi di merce, fornendo false referenze, documenti di circolazione falsificati e polizze assicurative presentate a garanzia dei trasporti da effettuare alterate, impossessandosi così della merce che poi rivendevano a compiacenti ricettatori locali. Gli episodi evidenziati nel corso delle indagini consentirono di valutare che le vittime, individuate in molteplici aziende operanti sul territorio nazionale, europeo ed anche extra europeo, subirono nel tempo danni stimabili in diversi milioni di euro. Il blitz portò al sequestro di 17 carichi di merce rubata e 2 depositi ubicati a Sarno, dove fu recuperata merce provento di reato per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. Fu attenzionata anche una sede logistica a San Valentino Torio. Inoltre, furono documentate diverse appropriazioni indebite di merce, per un valore di circa 500.000 euro. "Un modus operandi" che trasse in inganno anche grosse aziende in quanto a loro si presentavano ditte regolarmente iscritte alla Camera di Commercio, con documenti amministrativi regolari, ma in realtà contraffatti. Il nome Big Boat prese spunto da una delle intercettazioni ascoltate dagli inquirenti. All’indomani di un grosso sequestro di merce concluso dalla Polizia Stradale fu proprio uno degli indagati a dire “la nostra è una grande barca, impossibile affondarla”. Una volta che la merce veniva trafugata, spariva e veniva destinata ai ricettatori, che la vendevano a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato. Molti degli indagati hanno scelto invece riti alternativi, come l'abbreviato. 


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