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"Tre le sorelle Prozorov", in scena al teatro Mascheranova

Continuano gli appuntamenti della Stagione Teatrale Mascheranova|Live 2019/2020 con “TRE. LE SORELLE PROZOROV”, un progetto ideato e diretto da Giovanni Meola ed interpretato da Roberta Astuti, Sara Missaglia, Chiara Vitiello. Lo spettacolo prodotto da VIRUS TEATRALI, liberamente tratto da “Tre Sorelle” di Anton P. Cechov, sarà in scena al Teatro Mascheranova di Pontecagnano (SA) Sabato 9 Novembre alle ore 21.00 e Domenica 10 Novembre alle ore 19.30.

Sullo spettacolo:
Il nuovo progetto di Virus Teatrali è un corpo-a-corpo con uno dei drammaturghi e commediografi più importanti ed essenziali della storia del teatro, Anton Cechov. Lavoro di riscrittura sul campo con esito finale una drammaturgia collettiva scenica: ‘Tre. Le Sorelle Prozorov’ è dunque Cechov anche senza essere Cechov. " Per chi fa teatro, per chi si misura ogni giorno con il tentativo di dare vita, in scena, a qualcosa che abbia un senso (razionale, epidermico, carnale, visivo, estetico, concettuale o quale che sia) e che, appunto, riesca ad avere 'vita' e a ritrasmetterla, Cechov è un baluardo col quale, prima o poi, fare i conti. Ma fare i conti con questo straordinario autore significa ingaggiare una lotta senza quartiere non solo con ciò che ha scritto ma ancor di più con il cosiddetto 'non detto' e, penso di poter aggiungere, col 'non scritto'. Tra entusiasmi, dubbi, retromarce, avanzate spedite e tanta applicazione. Applicazione creativa nel praticare una riscrittura drammaturgica collettiva e scenica con la quale riuscire nell'impresa di mettere in scena i tanti personaggi di quel testo con sole tre attrici. Duttili, 'vere' ed intelligenti." (Il regista G. Meola)

“Le Tre Sorelle di Cechov condensato, frantumato e rimontato per tre sole interpreti. Un meccanismo elaborato e poi padroneggiato con abilità, con accortezza al limite del virtuosismo dalla regia di Meola e dalle attrici in sede di costruzione del montaggio drammaturgico scenico. Non c’è una sbavatura, non c’è un istante mai, nello spettacolo, in cui il pubblico resti disorientato o non capisca quando le attrici ‘saltano’ da una scena all’altra o da un personaggio all’altro. La scrittura, quasi una coreografia, a tratti, per corpi e movimenti, è molto interessante: un significato, uno stato psicologico, un’emozione sono tradotte, magari, in un inciampo, in un’esitazione, in un ‘segno’ gestuale, in qualche cosa nel volto o nello sguardo dell’attrice...”
(HYSTRIO-n.2 2019 | Francesco Tei)

“..Ne deriva l’effetto di un teatro straniante che, a partire dai costumi uguali delle protagoniste, evidenzia una circolarità avvolgente che parte e ritorna al suo inizio. Un modo per sottolineare l’andamento vano di questo carillon russo dedicato alle giovani Prozorov. Ovvero le sorelle Olga, Masha e Irina, chi mal maritata, chi invece in cerca del grande amore, tutte costrette dal destino alla monotona vita di provincia. La celebre esortazione “A Mosca! A Mosca!” diventa così una sorta di loop, un tormentone che a più riprese riemerge in varie forme, per perdere via via sempre più senso. Metafora esistenziale cechoviana che Meola rielabora e fa sua in un’efficace sintesi contemporanea.”
(Corriere della Sera/Corriere del Mezzogiorno | Stefano De Stefano)


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