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"Messa a nudo", tutto pronto per la mostra fotografica di Nicol P. Claroni

"Messa a nudo" è questo il titolo della mostra personale di fotografia di Nicol P. Claroni a cura di Rossana Buccella, che si terrà dal 14 al 18 gennaio 2016 presso l'associazione culturale Art.Tre di Salerno, vicolo San Bonosio 7, e che trae ispirazione dal libro di Baricco, Mr Gwyn. Egli è uno scrittore di successo che, preso da una forte crisi esistenziale e dopo aver visitato una galleria d'arte, scopre la sua vera vocazione: diventare "copista", realizzare "ritratti" in parole di ogni singola persona. Per far ciò allestisce un set particolare: una stanza spoglia, una colonna sonora di sottofondo per foderare il silenzio e 18 lampadine azzurrate infantili. I suoi clienti devono rispettare un patto affinché il ritratto riesca: devono aggirarsi nudi per la stanza.

Modo, questo, per abbandonare la superficialità del corpo, e attraverso il quale Mr Gwyn riesce a riscoprire quanto sia forte e profonda la scrittura, quanto sia efficace nel fotografare l'anima delle persone. Ritrarre qualcuno significa fermare un istante e renderlo eterno. Vuol dire spogliarlo di ogni difese, entrargli dentro, fermare il tempo, abbassare le luci che distraggono. Ed è proprio questo il senso che ha voluto trasmettere Nicol, attraverso la bellezza cruda e senza malie delle immagini che ha partorito. I corpi che ci mostra sono sinuosi, lasciano trasparire impercettibilmente una storia, senza mai urlarla. E' un oscillare tra presenza e assenza che conduce al denudamento dell' IO, a guardare oltre le apparenze, per scoprire la verità dell'inconscio. Romantica come la luce infantile delle lampadine nell'atelier in cui Mr Gwyn/Baricco costringe i suoi modelli ad una nudità che è del corpo ma anche dell'anima, questa esposizione esalta la libertà delle convinzioni e quella delle scelte, "è una lode a coloro che non oppongono resistenza al flusso magmatico dell'esistenza".

Non è una rappresentazione statica, ma dinamica, grazie anche al piccolo espediente della figura singola affiancata disordinatamente alle altre, in grado di mettere in luce piccoli movimenti del corpo che l'artista ha catturato e trasformato attraverso la sottigliezza della stampa in bianco e nero. Bianco come il candore dell'anima, nero come la prigione in cui a volte ci ingabbia la sovrastruttura del corpo.


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